SOPRAVVIVERE ALLO SVILUPPO – SCHEDA SVILUPPO
Non è la felicità che conta? Non è per la
felicità che si fa la rivoluzione? La condizione contadina o sottoproletaria
sapeva esprimere, nelle persone che la vivevano, una certa felicità “reale”.
Oggi, questa felicità – con lo Sviluppo – è andata perduta. Ciò significa che
lo Sviluppo non è in nessun modo
rivoluzionario, neanche quando è riformista.
Esso non dà che angoscia.
SCRITTI CORSARI – P.P.Pasolini
Il concetto di sviluppo: la sua data di nascita è fissata con
precisione se ricerchiamo il senso che ha assunto in economia l’attuazione di politiche e di progetti sugli
stati. Si tratta del 20 gennaio 1949 – Casa Bianca. Il presidente del Stati
Uniti d’America Truman definisce come regioni sottosviluppate la maggior parte
del mondo. Il Presidente traccia il cammino: “Una maggiore produzione è la
chiave della prosperità e della pace”.
In questa ottica, le nazioni vengono classificate come corridori: quelle
attardate in coda e quelle che guidano la corsa. E, “gli Stati Uniti si
distinguono tra le nazioni per lo sviluppo delle tecniche industriali e
scientifiche. Camuffando i suoi interessi come generosità, Truman non esitò ad
annunciare un programma di aiuto tecnico che avrebbe eliminato “la sofferenza di queste
popolazioni” grazie all’ “attività industriale” e all’ “aumento del tenore di
vita”.
Definizione
Il dizionario definisce lo sviluppo nel
seguente modo: rendere più grande, più forte, dare ampiezza. Tale impostazione
fa pensare a qualcosa di esclusivamente positivo. Nella attuale società, quella
nostra, del nord, il termine viene subito recepito, anzi meglio percepito, nella sua dimensione economica poiché nel
nostro immaginario l’economia non è più considerata come mezzo, ma
semplicemente, diventa il fine. Così lo sviluppo è quello economico, la
crescita è economica e le società sviluppate sono solo le società di consumo.
Gli altri abitanti del mondo sono o in via di sviluppo oppure
“sottosviluppati”. Eppure in molte civiltà,
prima di entrare in contatto con l’ “occidente”, il concetto di sviluppo
era assente questa parola non esisteva.
In diverse lingue africane la stessa parola “sviluppo” non ha nessun temine
equivalente. I Camerunesi di lingua eton sono molto espliciti: parlano di
“sogno del bianco”. Altri esempi si possono fare ma il più delle volte le
società tradizionali preferiscono assegnare maggiore importanza e attribuire
valore alla continuità, alla regolarità, a una vita che conservi il suo corso
familiare e sicuro e di relazione sociale.
Noi invece lo abbiamo definito bene il
temine. Era il 20 gennaio 1949 e il
Presidente Truman fece questa dichiarazione:
“Dobbiamo lanciare un nuovo programma che
sia audace, e che metta i vantaggi della nostra avanzata scientifica e del
nostro progresso industriale al servizio del miglioramento e della crescita
delle regioni arretrate. Più della metà delle persone di questo mondo vivono in
condizioni vicine alla miseria. Il loro cibo è insoddisfacente. Sono vittime
delle malattie. La loro vita economica è primitiva e stazionaria. La loro
povertà costituisce un handicap e una minaccia, tanto per essi che per le
regioni più prospere. Per la prima volta nella storia, l’umanità detiene le
conoscenze e pratiche suscettibili per alleviare le sofferenze delle persone.
Gli Stati Uniti occupano tra le nazioni un
posto preminente quanto allo sviluppo delle tecniche industriali e scientifiche. Le risorse materiali
che possiamo permetterci d’utilizzare per l’assistenza ad altri popoli sono
limitate , ma le nostre risorse in
conoscenze tecniche – che fisicamente non pesano nulla- non cessano di crescere
e sono inestinguibili.
Credo che dovremmo mettere a disposizioni
dei popoli pacifici i vantaggi della nostra riserva di conoscenze tecniche al
fine di aiutarli a realizzare la vita migliore alla quale aspirano. E, in
collaborazione con altre nazioni, dovremmo incoraggiare l’investimento di
capitali nelle regioni dove lo sviluppo fa difetto.
Il nostro scopo dovrebbe essere quello di
aiutare i popoli liberi del mondo a produrre, attraverso i loro stessi
sforzi, più cibo, più vestiti, più materiali di costruzione, più energia
meccanica al fine di alleggerire i loro fardelli.
Invitiamo gli altri Paesi a mettere in
comune le loro risorse tecnologiche in questa operazione. I loro contributi
saranno accolti calorosamente. Questa deve costituire un’impresa collettiva
alla quale tutte le nazioni collaborino attraverso le Nazioni Unite e le loro
istituzioni specializzate, per quanto sia realizzabile. Si deve trattare di uno
sforzo mondiale per assicurare l’esistenza della pace, dell’abbondanza e della
libertà.
Con la collaborazione degli ambienti
d’affari, del capitale privato, dell’agricoltura e del mondo del lavoro di
questo Paese, questo programma potrà accrescere grandemente l’attività
industriale delle altre nazioni e aumentare sostanzialmente il loro livello di
vita.
Questi nuovi sviluppi economici dovranno
essere concepiti e controllati in modo da dare profitto alle popolazioni delle regioni nelle quali
saranno messi in opera. Le garanzie accordate all’investitore dovranno essere
equilibrate da garanzie che proteggano gli interessi di coloro le cui risorse e
il cui lavoro si troveranno impegnati in questi sviluppi.
Il
vecchio imperialismo – lo sfruttamento a servizio dei profitti stranieri
– non ha nulla a che vedere con le nostre intenzioni. Ciò a cui pensiamo è un
programma di sviluppo fondato sui concetti di una negoziazione equa e
democratica.
Tutti i Paesi, ivi compreso il nostro,
approfitteranno largamente di un programma costruttivo che permetterà di meglio
utilizzare le risorse umane e naturali del mondo: L’Esperienza mostra che il
nostro commercio con gli altri Paesi si sviluppò con i progressi industriali ed economici.”
Dopo il passare del tempo da queste affermazioni
di un pensiero che diventa unico, la realtà se indagata con attenzione fa
emergere, come sostiene Gilbert Rist che lo sviluppo “è simile ad una stella
morta, di cui si vede ancora la luce, anche se si è spenta da tempo e per
sempre”.
La scheda è a cura di Daniela Degan preparata per il
laboratorio:
“IL RESPIRO PROFONDO DI UNA NUOVA ERA: LA
DECRESCITA’ CHE VERRA’”
Daniela Degan - Alberto Castagnola - Ilaria Mascaro
Realizzato PER IL
CONVEGNO “CULTURE INDIGENE DI PACE” – TORINO 2012
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