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mercoledì 3 aprile 2013

SOPRAVVIVERE ALLO SVILUPPO – scheda LA CRESCITA a cura di Daniela Degan



SOPRAVVIVERE ALLO SVILUPPO –  scheda  LA CRESCITA  a cura di Daniela Degan

“chi crede che sia possibile una crescita infinita, in un mondo finito, o è un pazzo o è un’economista”.
Kennet Boulding (economista)
La crescita è un valore?
I sistemi economici, sia quello capitalista, sia quello socialista si sono formati sul concetto di crescita come valore, poiché l’interpretazione industriale fa sì che comunisti e capitalisti parlino lo stesso linguaggio, misurino in maniera analoga il grado di sviluppo  raggiunto da una società. In altri termini sia che si parli di accumulazione di capitale, sia che si parli di incremento di beni per soddisfare i bisogni, sempre di crescita parliamo. Così la tecnica e l’industria sono sempre buone, poiché accrescono le possibilità, creano i posti di lavoro, generano risorse (diciamo profitti ..) e offrono la soluzione di ogni problema.  L’inquinamento e il degrado ambientale che ha creato in tutti questi anni non viene preso in considerazione, ne conteggiato come decremento della ricchezza del pianeta, e dato che siamo in tema, persino le spese militari diventano buone poiché sono capaci di stimolare l’attività economica. Ad ogni Nazione si chiede di calcolare la propria ricchezza  attraverso un indicatore, il PIL (Prodotto interno lordo) e così l’economia calcola nel Pil, con il segno più, la produzione e il commercio delle armi, i redditi derivati dal disinquinamento di un lago, dal rimboschimento di un colle, dalla ricostruzione che segue ogni catastrofe (alluvione, incidente stradale, ferroviario, aereo, terremoto, guerra),  e viceversa ignora  totalmente le perdite ambientali, sociali, culturali, umane, che precedono o seguono tali eventi felicemente produttori di ricchezza; e se poi propone il risultato di questa contabilità come indicatore non solo di prosperità economica, ma di benessere e progresso sociale di un paese, la cosa forse dovrebbe indurre qualche considerazione e anche perplessità.
Invece molti hanno preferito coniugare il termine sviluppo con aggettivi (durevole, sostenibile, locale, ecc.) ma nessuno ha voluto mettere in discussione l’accumulazione capitalistica tipica dell’attuale sistema dominante che intanto è diventato globalizzato.
Così  l’attuale mondializzazione ci mostra finalmente quello che è realmente lo sviluppo: un progetto aggressivo volto a sfruttare, valorizzare, trarre profitto dalle risorse naturali e umane; una dichiarazione di guerra verso la natura e i popoli  e, come la colonializzazione che lo procede e la mondializzazione che la segue, un opera al tempo stesso economica e militare di dominazione e conquista.

Ora sappiamo che non è vera questa affermazione:  incrementando lo sviluppo al Nord, l’effetto “ricaduta” , avrebbe garantito lo sviluppo anche nel Sud del mondo.
Tale teoria dello sviluppo voleva vedere nello sviluppo stesso il mezzo attraverso il quale si poteva sconfiggere la povertà, oltre che risolvere tutti i problemi della crisi ambientale, del resto oramai irreversibile (anche alla luce dell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite).
Effettivamente nei paesi del Nord, durante i gloriosi anni trenta, si registrò un progressivo miglioramento, ma questo non fu seguito dall’effetto ricaduta. La crescita e lo sviluppo esportata nei paesi del sud del mondo, che secondo i tecnici voleva dire esaltazione della produzione di beni, in realtà si è tradotta per queste popolazioni in distruzione di quei meccanismi  propri della economia di sussistenza, del passaggio della economia informale a quella formale che finalmente veniva quantificata nel Pil. Quindi se produci per consumare senza passare dal mercato, in realtà non produci, poiché il tuo fare non rientra nel conteggio economico. Se non rientri nel calcolo, non esisti!!!

La scheda e’ a cura di Daniela Degan preparata per il laboratorio:

 IL RESPIRO PROFONDO DI UNA NUOVA ERA: LA DECRESCITA’ CHE VERRA’”
Daniela Degan - Alberto Castagnola  -  Ilaria Mascaro

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