SOPRAVVIVERE
ALLO SVILUPPO – scheda LA
CRESCITA a cura di Daniela Degan
“chi crede che sia
possibile una crescita infinita, in un mondo finito, o è un pazzo o è
un’economista”.
Kennet Boulding (economista)
La
crescita è un valore?
I
sistemi economici, sia quello capitalista, sia quello socialista si sono
formati sul concetto di crescita come valore, poiché l’interpretazione
industriale fa sì che comunisti e capitalisti parlino lo stesso linguaggio,
misurino in maniera analoga il grado di sviluppo raggiunto da una società. In altri termini
sia che si parli di accumulazione di capitale, sia che si parli di incremento
di beni per soddisfare i bisogni, sempre di crescita parliamo. Così la tecnica
e l’industria sono sempre buone, poiché accrescono le possibilità, creano i
posti di lavoro, generano risorse (diciamo profitti ..) e offrono la soluzione
di ogni problema. L’inquinamento e il
degrado ambientale che ha creato in tutti questi anni non viene preso in considerazione,
ne conteggiato come decremento della ricchezza del pianeta, e dato che siamo in
tema, persino le spese militari diventano buone poiché sono capaci di stimolare
l’attività economica. Ad ogni Nazione si chiede di calcolare la propria
ricchezza attraverso un indicatore, il
PIL (Prodotto interno lordo) e così l’economia calcola nel Pil, con il segno
più, la produzione e il commercio delle armi, i redditi derivati dal
disinquinamento di un lago, dal rimboschimento di un colle, dalla ricostruzione
che segue ogni catastrofe (alluvione, incidente stradale, ferroviario,
aereo, terremoto, guerra), e viceversa ignora totalmente le perdite ambientali, sociali,
culturali, umane, che precedono o seguono tali eventi felicemente produttori di
ricchezza; e se poi propone il risultato di questa contabilità come indicatore
non solo di prosperità economica, ma di benessere e progresso sociale di un
paese, la cosa forse dovrebbe indurre qualche considerazione e anche
perplessità.
Invece molti hanno preferito coniugare il termine sviluppo con
aggettivi (durevole, sostenibile, locale, ecc.) ma nessuno ha voluto mettere in
discussione l’accumulazione capitalistica tipica dell’attuale sistema dominante
che intanto è diventato globalizzato.
Così l’attuale
mondializzazione ci mostra finalmente quello che è realmente lo sviluppo: un
progetto aggressivo volto a sfruttare, valorizzare, trarre profitto dalle
risorse naturali e umane; una dichiarazione di guerra verso la natura e i
popoli e, come la colonializzazione che lo
procede e la mondializzazione che la segue, un opera al tempo stesso economica
e militare di dominazione e conquista.
Ora
sappiamo che non è vera questa affermazione:
incrementando lo sviluppo al Nord, l’effetto “ricaduta” , avrebbe
garantito lo sviluppo anche nel Sud del mondo.
Tale
teoria dello sviluppo voleva vedere nello sviluppo stesso il mezzo attraverso
il quale si poteva sconfiggere la povertà, oltre che risolvere tutti i problemi
della crisi ambientale, del resto oramai irreversibile (anche alla luce
dell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite).
Effettivamente
nei paesi del Nord, durante i gloriosi anni trenta, si registrò un progressivo
miglioramento, ma questo non fu seguito dall’effetto ricaduta. La crescita e lo
sviluppo esportata nei paesi del sud del mondo, che secondo i tecnici voleva
dire esaltazione della produzione di beni, in realtà si è tradotta per queste
popolazioni in distruzione di quei meccanismi
propri della economia di sussistenza, del passaggio della economia
informale a quella formale che finalmente veniva quantificata nel Pil. Quindi
se produci per consumare senza passare dal mercato, in realtà non produci,
poiché il tuo fare non rientra nel conteggio economico. Se non rientri nel
calcolo, non esisti!!!
La scheda e’ a cura di
Daniela Degan preparata per il laboratorio:
“IL RESPIRO PROFONDO DI UNA NUOVA ERA: LA DECRESCITA’ CHE
VERRA’”
Daniela
Degan - Alberto Castagnola - Ilaria Mascaro
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